martedì


I can't seem to face up to the facts
I'm tense and nervous and I
Can't relax
I can't sleep 'cause my bed's on fire
Don't touch me I'm a real live wire

Psycho Killer
Qu'est Que C'est
fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
Run run run run run run run away
Psycho Killer
Qu'est Que C'est
fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
Run run run run run run run away

You start a conversation you can't even finish it.
You're talkin' a lot, but you're not sayin' anything.
When I have nothing to say, my lips are sealed.
Say something once, why say it again?

Psycho Killer,
Qu'est Que C'est
fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
Run run run run run run run away
Psycho Killer
Qu'est Que C'est
fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
Run run run run run run run away

Psycho Killer,
Qu'est Que C'est
fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
Run run run run run run run away
Psycho Killer,
Qu'est Que C'est
fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
Run run run run run run run away

oh oh oh oh oh oh oh oh....

domenica

martedì

domenica



il maestro non se ne serve per esercitare un controllo sull’allievo
“esso viene diretto in modo tale da rivelare la sua stessa
contraddizione” (ibidem).
1. L’ebefrenia, in cui si rifiuta il metalinguaggio e ci si
limita all’aspetto puramente letterale della comunicazione.
2. La paranoia, in cui si rifiuta il linguaggio e ci si dedica
alla continua ricerca di significati reconditi al di là di esso.
3. La catatonia, in cui si rifiutano entrambi i livelli e ci si
chiude alla comunicazione mediante l’inattività,
fino all’autismo, o tramite l’iperattività.
Il doppio legame terapeutico imposto dai koan
agisce perché all’allievo viene chiesto:
1. di mostrare il suo autentico e nudo in presenza di un uomo
che rappresenta la piena autorità della cultura, e che è sentito come
il giudice più acuto della personalità.
2. Di essere spontaneo in circostanze in cui difficilmente può
fare qualcosa senza agire con premeditazione.
3. Di concentrarsi su qualcosa senza pensarci. Inoltre costui:
4. Non può fare commenti sul legame, non solo perché riflettere
sul koan non è la risposta, ma anche perché il maestro rifiuterà,
in modo anche energico, tutti i commenti verbali.
5. Non gli è permesso di sfuggire al dilemma cadendo in trance
Nel lavoro sui koan è “[…] una specie di fallimento ansioso per la
premura di vincere o la paura di perdere.[…]
Così una parte del gioco del maestro Zen è fare tutto il possibile
per bloccare l’allievo, fin quando egli cessa di preoccuparsi
se si blocca o no” (ibidem).
Ma poiché il maestro ha seminato un dubbio nella sua mente,
non molto tempo dopo può tornare con le sue scuse,
perché fin quando rimane un dubbio su cui volgere la mente
l’opera non è terminata. In questo modo il gioco va avanti, mossa
dopo mossa, fin quando alla fine l’allievo raggiunge la stessa
inattaccabile posizione del maestro e [anziché imparare ad essere
se stesso come qualche cosa che si possa fare] impara invece che non
può fare nulla per non essere se stesso. Ma questo è solo un altro modo
di dire che ha smesso di identificarsi col suo io, con l’immagine
di se stesso che la società ha imposto su di lui.” (ibidem)

I koan sembrano decisamente condividere molte caratteristiche
della prima classe di problemi, in quanto solitamente producono
nell’allievo un profondo squilibrio di pensiero, seguito da una
serie di tentativi, senza un ordine necessario, di riorganizzazione
dei dati, fino al superamento di un punto critico, di un’impasse
QUANTITA': riguarda la quantità di informazione da fornire
e comprende due sotto-massime: 1. Da' un contributo tanto
informativo quanto è richiesto (per gli scopi accettati dello scambio
linguistico in corso).
2. Non dare un contributo più informativo di quanto è richiesto.
QUALITA': "tenta di dare un contributo che sia vero", cioè:
1. Non dire ciò che credi essere falso.
2. Non dire ciò per cui non hai prove adeguate.
RELAZIONE: "Sii pertinente".
MODO: "Sii perspicuo" e cioè, riguardo non a ciò che si dice,
ma a come lo si dice,
1. Evita l'oscurità di espressione.
2. Evita l'ambiguità.
3. Sii breve (evita la prolissità non necessaria).
4. Sii ordinato nell'espressione.
Orbene, i koan sembrano disobbedire sistematicamente e deliberatamente
a buona parte di queste regole, in particolare alla massima di relazione.
Ritengo probabile che nel caso di una violazione linguistica di questo tipo,
compiuta in maniera quasi ostentata, si origini nell’interlocutore un determinato
ragionamento: se questi ritiene che il maestro non abbia mancato alla massima
perché lo voleva ingannare, o voleva rifiutare la cooperazione, oppure si
trovava in una situazione per cui diverse massime erano in conflitto tra loro,
ciò lo porterà a credere che volesse sottintendere qualcosa che non poteva
comunicargli direttamente.

martedì

io scriverò
Io scriverò se vuoi perché cerco un mondo diverso
con stelle al neon e un poco d'universo
mi sento un eroe a tempo perso
io scriverò se vuoi perché non ho incontrato mai
veri mattatori e veri ombrellai
ma gente capace di chiederti solo come stai
io scriverò se vuoi perché ho amato tutti i sessi
ma posso garantirvi che io
non ho mai dato troppo peso al sessso mio
ma con chiunque sappia divertirsi mi salverò
che viva la vita senza troppo arrichirsi mi salverò
che sappia amare che conosca Dio come le sue tasche
io scriverò perché ho vissuto anche di espedienti
perché a volte ho mostrato anche i denti
perché non potevo vivere altrimenti
io scriverò sul mondo e sulle sue brutture
sulla mia immagine pubblica e sulle camere oscure
sul mio passato e sulle mie paure

lunedì


Vogliamo invece parlare del piccolo disegno con la gabbia di cui è rimasta unicamente una fotografia.
La gabbia termina a punta, come una chiesa gotica, ed è vuota.
Si trova quasi al centro del piccolo foglio di carta e, nell’angolo in alto a sinistra,
è raffigurato un uccello, un falco da caccia.
Come sempre Pisanello traccia la gabbia e il falco con grande precisione.
Alcuni studiosi parlano addirittura del “naturalismo” dei disegni di Pisanello.
Fu uno dei primi artisti del Rinascimento a prestare particolare attenzione agli studi sulla natura.
Tuttavia non è difficile scoprire nel disegno con la gabbia, come in molti altri lavori di Pisanello,
un singolare ed inquietante simbolismo.
La gabbia è vuota ed è separata dal falco da una parte bianca del foglio,
eppure lo sguardo del falco è rivolto verso la gabbia.
Probabilmente questo falco è appena sfuggito all’angusta prigionia.
Oppure vuole tornare alla cattività dietro le sbarre? Si è forse innamorato del suo padrone?
O sogna addirittura di poterlo tradire?
Falco e gabbia hanno in questo disegno un curioso rapporto di tensione.
O è soltanto un’impressione? La fotografia non rende però tutte le sfumature dell’originale perduto.

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